Che cosa si può dire su un piatto di pasta al pomodoro?
Innanzitutto si potrebbe cominciare col dire da dove vengono
i pomodori: farmer market di testaccio a Roma (che fortunatamente nonostante
innumerevoli polemiche ad oggi è ancora aperto) poi, altra cosa da dire è che non sono
quelli che di solito si utilizzano per fare un sugo, ho deciso infatti di usare
dei pomodori non ancora maturi.
Mentre la preparavo mi stavo ancora arrovellando nel dubbio
se mettere dello zucchero per ridurne l’acidità o meno quando, nel concitato
momento di risottare la pasta (momento meno indicato non ci sarebbe) la mia
mente si è ricordata della feta e della rucola comprate il giorno prima.
Con uno scatto felino mi sono lanciata sul frigo, ho strappato
la confezione della feta e ne ho sbriciolata metà. Ho sciacquato qualche foglia
di rughetta e l’ho tritata velocissimamente e non troppo finemente al coltello.
Mentre nella padella la pasta aveva quasi assorbito tutta
l’acqua, ho aggiunto la feta che si è sciolta a formare una crema. Ho spento il
fuoco e, tirando fuori dai polmoni tutta l’aria trattenuta fino a quel momento,
ho aggiunto la rucola.
Ed eccola qua, una piuttosto acida pasta al pomodoro.
Buona… nota per future sperimentazioni: provare con
della ricotta.
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